19/06/2023
IL messaggio di Pietro Angelerio da eremita nei monti d’Abruzzo, a papa del cambiamento, alla rinuncia al pontificato. La figura umana e spirituale nel lungo cammino della sua vita.
Le sst Fnp Cisl di Chieti, l'Aquila, Pescara e Molise, in collaborazione con l'Anteas abruzzo e l'Anteas Molise, organizzano quattro convegni sulla figura di Celestino V.
Le dichiarazioni dei coordinatori Vincenzo Traniello, Giovanni Giannini, Gaetano Mambella e Riccardo Mascolo sugli eventi in programma:
'Il convegno discende dall’ interesse che molte comunità d’Abruzzo manifestano nel visitare alcuni luoghi simbolo della vita e delle opere di Pietro del Morrone. Oltre a L’Aquila, città che scelse per la sua incoronazione a pontefice, nella Basilica di Collemaggio, due luoghi sono simbolo della nascita e progresso della sua congregazione:
Santo Spirito a Majella con il vicino eremo di San Bartolomeo in Legio, nel Comune di Roccamorice, ma diocesi di Chieti dove nel 1266 Nicola da Fossa fu il primo Vescovo a riconoscere la Congregazione dei poveri della Majella, identificati come “dei frati di Pietro da Morrone”.
Santo Spirito al Morrone, nella valle Peligna, Diocesi di Sulmona con la Badia Morronese fatta erigere da Pietro (oggi sede della Soprintendenza alle Belle Arti) e, incastonato nella parete del monte Morrone (Catena della Majella), l’eremo di Sant’Onofrio, dove visse a lungo e dove ricevette i messi del Conclave per annunciargli l’elezione a sommo pontefice.
Ma queste sono solo le principali, ve ne sono altre distribuite nel territorio Abruzzese, soprattutto, ed anche nel Molise suo luogo d’origine nel Comune di Sant’Angelo Limosano. Ma anche nel territorio di Chieti, prima Diocesi che riconobbe la congregazione che si andava diffondendo e persino in puglia, nel Gargano.
Nasce quindi il desiderio di conoscere meglio questo eremita nei monti della Majella diventato papa a L’Aquila, ma quasi vituperato per quel marchio di viltà. A causa di quel gran rifiuto, che pare affibbiargli Dante nel terzo Canto dell’Inferno.
Parlarne e scoprire aneddoti poco noti ha fatto emergere la figura straordinaria di un personaggio pienamente partecipe della vita del suo tempo, delle necessità spirituali e sociali connesse, pur rimanendo legato ad una vita ascetica e rigorosamente osservante delle regole mistiche che ciò comportava, dette notevole impulso alla diffusione di eremi, piccoli monasteri ed anche Abbazie, retti dalla sua congregazione, estendendosi su vasti territori in brevissimo tempo e portando la fama di Pietro in tutto il mondo conosciuto.
Siamo in pieno “Basso Medioevo” e la visione religiosa del mondo, tipica del tempo, è indotta dal primato storico della chiesa e dalle precarie condizioni di vita degli uomini, la cui esistenza è continuamente minacciata dalla fame, dalle malattie, dalla guerra e dalle calamità naturali. Di fronte ad un ambiente ostile, gli individui si trovano in uno stato di totale soggezione e impotenza. IL legame con la fede rappresentava l’essenza della vita, ma, spesso, era un privilegio riservato ai potenti che disponevano di mezzi per le indulgenze o per pellegrinaggi in Terrasanta. Persino le “Crociate” erano appannaggio di pochi.
Per gli ultimi, i contadini, per alcuni commercianti, invece, NO.
Pietro del Morrone con i suoi “confratelli” interpretarono in maniera straordinaria la funzione sociale dei monasteri, del monachesimo e delle comunità di religiose, in ogni loro forma, nei confronti della società del tempo e, soprattutto, della popolazione umile.
La funzione sociale, infatti, prevedeva che ogni comunità di monaci svolgesse un’intensa attività di assistenza alla popolazione dei dintorni. IL monastero, in caso di carestie ed epidemie (non raro in quel tempo), si trasformava in ospedale per i poveri ed i diseredati. Una funzione fatta anche di organizzazione, di assistenza agli ultimi, di cura, di forme di alfabetizzazione, di aiuti materiali e spirituali, di consigli per la coltivazione dei campi, difesa dalle sopraffazioni dei potenti, di soccorso per i poveri, di ospitalità dei viandanti, di cura per i malati, non mancava, infatti, la farmacia e persino (in taluni casi) l’infermeria. Pietro del Morrone, rimanendo rigidamente eremita, ha dato impulso a tutto questo, lo ha fatto nelle contrade più impervie dei monti d’Abruzzo, ma anche espandendosi in zone più lontane, portando la sua spiritualità attraverso opere ed azioni concrete.
Questi movimenti rappresentarono, in sostanza, una grande rivolta dello spirito autenticamente cristiano contro il pericolo di mondanizzazione della Chiesa.
La sua elezione al soglio pontificio doveva essere l’allontanamento di questo pericolo, il ritorno alla povertà, alla semplicità ed uno dei primi atti fu quello istituire il regalo più grande che poteva fare agli umili, quella indulgenza plenaria gratuita elargita con la “Bolla del Perdono”, in un mondo dove il mercimonio che il clero praticava era solo appannaggio dei ricchi e dei potenti.
Riscoprire le radici storiche e sociali di una funzione del monachesimo medievale rimasta oscura, attraverso la conoscenza e le opere di un nostro conterraneo, visitando i luoghi testimoni della sua opera, ci sembra un approfondimento culturale doveroso e di grande interesse. Soprattutto, inaspettatamente, sotto il profilo sociale che, spesso, nella semplice visita ai monumenti non emerge.
L’idea di mettersi insieme e sviluppare, attraverso incontri nei luoghi, delle tematiche caratteristiche del personaggio e non solo. Abbiamo strutturato gli incontri in cinque date significative della Vita del Santo ed in cinque luoghi altrettanto importanti:
IL 19 maggio, nel giorno della sua morte avvenuta nel 1296, presso Santo Spirito a Majella, nel comune di Roccamorice (PE).
IL 5 luglio, giorno della sua elezione a pontefice, nel conclave di Perugia, nella Città di Sulmona.
IL 26 agosto, all’interno del Programma Ufficiale delle celebrazioni della 129 Perdonanza Celestiniana, in ricordo della sua incoronazione avvenuta nel 1294, nella Città dell’Aquila, C/o il Monastero di San Basilio, abitato da una comunità delle ultime suore Celestine al mondo.
Nello stesso Monastero, sempre all’interno del Programma Ufficiale delle celebrazioni della 129 Perdonanza Celestiniana, a cura delle Anteas Regionali e Territoriali di Abruzzo e Molise, verrà esposta una mostra pittorica a tema, con opere di artisti provenienti dalle province Abruzzesi e dal Molise, dal 23 al 31 Agosto.
IL 29 settembre, giorno dell’emanazione della “Bolla del Perdono” nel 1294, saremo nella Città di Chieti.
IL 13 dicembre, giorno delle sue dimissioni, sempre nel 1294, onoreremo San Pietro Celestino nel Molise, nel Comune di Sant’Angelo Limosano, luogo di nascita nel 1209-1210.
Coglieremo l’occasione per guidare i nostri iscritti nella visita dei luoghi e nella conoscenza delle opere.'
I Coordinatori delle SST-FNP CISL di
Chieti-L’Aquila-Pescara-Molise
f.to Traniello-Giannini-Mambella-Mascolo