30/01/2020
A meno di non esser certi che il riscatto della laurea presso l’Inps dia la possibilità di anticipare il momento del pensionamento, la scelta del fondo pensione appare generalmente la più conveniente.
Il decreto legge 4/2019 (convertito dalla legge 26/2019) introduce la possibilità di un riscatto agevolato per gli anni dal 1996 in poi. È possibile riscattare i seguenti titoli: diploma universitario (2-3 anni di durata), la laurea triennale, quadriennale o a ciclo unico, il diploma di specializzazione post-laurea, nonché il dottorato di ricerca (se si sono versati i contributi alla gestione separata Inps). Si sottolinea inoltre che è possibile chiedere il riscatto anche di periodi parziali, più brevi rispetto alla durata legale del proprio corso di studio.
Le regole del riscatto laurea
Vediamo perché. Il riscatto presso l'Inps avviene sulla base delle seguenti condizioni. I contributi sono tutti completamente deducibili dal reddito imponibile ai fini fiscali. Ipotizzando l'applicazione del metodo contributivo la rivalutazione riconosciuta ai contributi versati è pari all'incremento medio annuo del Prodotto Interno Lordo (PIL).
La prestazione viene maturata al raggiungimento dei requisiti stabiliti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia. Non proprio agevole da stabilire in quanto tutto risulta essere collegato all'evoluzione della sopravvivenza media della popolazione generale.
Ovviamente nessuna quota della prestazione può essere ricevuta in via anticipata. La prestazione finale, sempre ipotizzando l'applicazione del metodo contributivo, è anch'essa di non facile determinazione.
I contributi versati rivalutati saranno infatti convertiti in pensione utilizzando un coefficiente determinato sulla base dell'età del pensionamento, ma anche questo collegato in futuro all'evoluzione della sopravvivenza media della popolazione.
La rivalutazione della pensione in corso di erogazione è commisurata a secondo dell'importo in maniera più o meno diretto all'incremento del costo della vita.
Per importi di pensione mediamente elevati nessuna rivalutazione ormai da diversi anni è nella sostanza garantita. Nessuna quota della prestazione potrà essere richiesta al pensionamento sotto forma di capitale.
La tassazione finale prevista sarà quella ordinaria stabilita per i redditi da lavoro dipendenti e assimilati, con una aliquota minima, tralasciando quelle regionali e comunali, attualmente pari al 23%.
Le regole per il fondo pensione
Vediamo invece il fondo pensione. I contributi versati sono deducibili dal reddito imponibile ai fini fiscali sino ad un importo annuo massimo pari a 5.165 euro.
Per la maggior parte dei lavoratori che non raggiungono questo limite, una attenta pianificazione dei versamenti può facilmente consentire la piena deducibilità fiscale dell'operazione.
La rivalutazione riconosciuta ai contributi versati è pari al rendimento annuo generato sui mercati finanziari dagli investimenti effettuati dal fondo pensione, storicamente in media più elevato rispetto all'incremento del Pil.
La prestazione viene maturata al raggiungimento dei requisiti stabiliti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia.
Ma la norma prevede tutta una serie di disposizioni (anticipazioni delle prestazioni, riscatti, erogazione della rendita integrativa anticipata temporanea, Rita, ecc.) che nella sostanza concedono ad un iscritto che lo desiderasse di rientrare abbastanza velocemente nella disponibilità, almeno di una parte, delle somme versate.
La prestazione finale erogata sotto forma di pensione, similmente all'applicazione del metodo contributivo, viene determinata convertendo i contributi versati, utilizzando un coefficiente che è stabilito dalla compagnia di assicurazione incaricata di erogare la prestazione. Solitamente tale coefficiente risulta essere più prudenziale rispetto a quello utilizzato dall'Inps.
A parità di situazioni la prima rata di pensione erogata dall'Inps risulta essere quindi più elevata rispetto a quella garantita da un fondo pensione.
Rivalutazione e tassazione
La rivalutazione della pensione in corso di erogazione è però commisurata al tasso annuo di rendimento ottenuto dalla compagnia di assicurazione. Solitamente tale rendimento risulta essere più elevato rispetto alla rivalutazione media riconosciuta dall'Inps. Al pensionamento, il 50% della prestazione può essere richiesta sotto forma di capitale.
La tassazione finale prevista sarà quella ordinaria applicata nei confronti dei fondi pensione, dipendente dal periodo di iscrizione che al massimo però prevede un'aliquota pari al 15% (con un minimo del 9% dopo 35 anni di partecipazione).
Tutto questo determina, a parità di situazioni, un tasso annuo interno di rendimento dell'operazione che attraverso il fondo pensione risulta essere più elevato.